La discesa compiuta fino ad adesso dall’Euribor a tre mesi, il tasso d’interesse utilizzato nell’erogare i mutui variabili, ha fatto sì che ora come ora, con tutte le riserve imposte dalla situazione finanziaria del momento, si possa affermare che il mutuo a tasso variabile sia più conveniente rispetto a quello a tasso fisso.
Poche settimane orsono arrivammo ad una conclusione analoga scaturita però da una ragione diversa, ovvero l’applicazione del Decreto anti-crisi varato dal Governo che prospettava un taglio del tasso d’interesse per una quota che eccedeva il 4% per coloro che avevano contratto un mutuo prima casa a tasso variabile entro il 31 Ottobre 2008; in quelle circostanze si arrivò addirittura a parlare di discriminazione verso coloro che in tempi non sospetti si erano accollati oneri maggiori optando per il tasso fisso in cambio della certezza dell’importo delle rate future.
Adesso invece la convenienza del mutuo variabile rispetto a quello fisso scaturisce da un confronto tra i tassi presi come riferimento dalle banche nell’elargire tali finanziamenti: l’Euribor infatti si attesta intorno a quota 2,40%, circa l’1,5% in meno rispetto all’Irs a venti anni ovvero al tasso utilizzato nel calcolo dei mutui fissi, non solo, tale differenza secondo gli esperti è pure destinata ad aumentare in quanto prevedono che l’Euribor a tre mesi possa addirittura scendere al di sotto del 2%.
Interesse hanno suscitato i nuovi mutui variabili a tasso Bce che presentano il vantaggio di essere calcolati con un tasso di riferimento, quello Bce appunto, che è più stabile rispetto all’Euribor, ma al tempo stesso hanno lo svantaggio di essere gravati da spread più alti.