L’Euribor in continuo calo dallo scorso Ottobre, oggi prossimo all’1,80% per l’indice a tre mesi, suona senza ombra di dubbio come un’ottima notizia nelle orecchie di coloro che avendo contratto un mutuo a tasso variabile per l’acquisto di un immobile, ritengono legittimo aspettarsi una altrettanto progressiva diminuzione degli importi delle rate da corrispondere alla banca.
Da alcune segnalazioni di mutuatari delusi che hanno consultato gli esperti de Il Sole 24 Ore, è emerso che purtroppo esistono dei casi in cui tale aspettativa è destinata a non essere del tutto soddisfatta, ma solo parzialmente. Ciò dipende dalla presenza o meno nel contratto di mutuo di una clausola, il cosiddetto “Floor“, letteralmente tradotto in “pavimento”, che stabilisce il limite minimo del tasso d’interesse applicato alle rate al di sotto del quale non sia possibile scendere.
A tale clausola, quando il contratto la prevede, non viene data molta visibilità agli occhi del contraente in sede di sottoscrizione ed approvazione da parte degli istituti di credito; il mutuatario, dal canto suo, consapevole dei valori dei tassi assai elevati e della continua ascesa di questi ultimi registrata lo scorso anno, generalmente si preoccupa di verificare che nel contratto di mutuo vi sia piuttosto un limite massimo oltre il quale i tassi d’interesse applicati alle rate non possano aumentare: tale clausola, al contrario del floor assai propagandata, prende il nome di “Cap“.
Indubbiamente ignorare l’esistenza anche di un limite minimo al ribasso degli interessi nel quantificare l’importo delle rate, rappresenta un rischio connesso ai mutui a tasso variabile. Per ovviare all’apparente vessatorietà del floor, le banche offrono come contropartita alla sottoscrizione di tale clausola, spread più contenuti.
Al mutuatario dunque per tutelarsi da eventuali delusioni, e non sorprese dal momento che firma il contratto in prima persona, non rimane che leggere attentamente ciò che si appresta a sottoscrivere; nel caso in cui invece si sia reso conto solo a posteriori dell’esistenza della limitante clausola “floor” ne potrà chiedere la rimozione, tenendo presente però che ciò avverrà a totale discrezione della banca la quale potrà legittimamente rifiutarsi di farlo, in tal caso va considerata l’opportunità di poter rinegoziare il mutuo.